- Trovare il pezzo che sto x scrivervi non è stato facile, sapevo essere nel secondo tomo ma mi sembrava più avanti, verso la fine e invece no.
“Anna si fermò, aspettando. -S’è appena ,svegliato – disse il portinaio, uscendo di nuovo dalla porta. E, nel momento in cui il portiere disse questo, Anna senti’ il rumore di uno sbadiglio infantile . Dalla sola intonazione di questo sbadiglio riconobbe il figlio e lo vide come vivo davanti a se’ . -Lasciami, lasciami , vai!- disse ed entrò nella porta alta. A destra della porta c’era un letto e sul letto stava seduto, sollevandosi, un bambino con indosso la sola camicia sbottonata , e, con il corpicino piegato, stirandosi, finiva di sbadigliare . Nello stesso momento in cui le sue labbra si unirono, esse si atteggiarono a un sorriso beatamente sonnolento e con questo sorriso egli ricadde di nuovo indietro lentamente e con dolcezza.
-Sereza!- mormoro’ lei, avvicinandosi a lui senza far rumore. Nel periodo del distacco da lui e in quell’afflusso d’amore che aveva provato in tutto quel tempo, lei se lo immaginava come un bambino di quattro anni , come più di tutto l’aveva amato. Adesso non era più come lei lo aveva lasciato ; era ancora più lontano da quello che era stato a quattro anni , era cresciuto ancora e dimagrito. Ma cos’era questo?Com’era affinato il suo viso , corti i suoi capelli ! Che braccia lunghe! Com’era cambiato da quando l’aveva lasciato ! Eppure era lui , con la forma della sua testa , con le sue labbra, con il suo piccolo collo morbido e le spallucce larghe. -Sereza!- Ripeté proprio sull’orecchio del bambino. Lui si sollevò di nuovo su un gomito, girò la testa scapigliata da tutte e due le parti , come cercando qualcosa , e aprì gli occhi. Per alcuni secondi guardò silenziosamente e interrogativamente la madre che stava sopra di lui, poi ad un tratto sorrise di beatitudine e , chiusi di nuovo gli occhi che gli si appiccicavano , si lasciò cadere giù, ma non riverso, bensì verso di lei , verso le braccia di lei. – Sereza! Mio bambino caro!- proferi’ Anna , sentendosi soffocare e cingendo con le braccia il suo corpo paffuto. – Mamma!- disse lui, muovendosi sotto le sue mani per toccare quelle mani con le varie parti del corpo. Sorridendo assonnato , sempre con gli occhi chiusi , attraverso la spalliera del letto si afferrò con le manine paffute alle spalle di lei, si lasciò andare addosso a lei, inondandola di quel caro odor di sonno e di tepore che hanno solamente i bambini e cominciò a fregarsi con il viso contro il suo collo e le sue spalle. – Lo sapevo! – disse, aprendo gli occhi. – oggi è il mio compleanno . Lo sapevo che saresti venuta. Adesso mi alzo- E , dicendo questo, si addormentava di nuovo. Anna lo scrutava avidamente ; vedeva com’era cresciuto e cambiato in sua assenza. Riconosceva e non riconosceva le sue gambe nude, adesso cosi lunghe, che si erano liberate della coperta; riconosceva quelle guance smagrite , quei riccioli corti, tagliati, sulla nuca, dove l aveva baciato così spesso. Tastava tutto questo e non poteva dir nulla ; le lacrime la soffocavano . – Perché piangi mamma?- disse lui svegliandosi del tutto -Mamma perché piangi? – gridò con voce piagnucolosa. – Io? No, non piangero’ più. ..piango dalla gioia . Era tanto tempo che non ti vedevo. Non lo faro’ più, non lo farò più – disse inghiottendo le lacrime e voltandosi dall’altra parte . – Be’ adesso tu devi vestirti , – aggiunse dopo essersi ripresa e aver taciuto un poco, e, senza lasciar la sua mano , si sedette accanto al letto su una sedia dove erano preparati i vestiti. – Come fai a vestirti senza di me ? Come. ..- avrebbe voluto cominciare a parlare in modo semplice e allegro, ma non poté e si voltò di nuovo dall’altra parte. – Non mi lavo con l acqua fredda, il papà non voleva . E Vasilij Lukic non l hai visto? Verrà. Ma tu ti sei seduta sul mio vestito! – e Sereza scoppiò a ridere. Lei lo guardò e sorrise. -Mamma, mammina cara !- gridò lui, gettandosi di nuovo verso di lei e abbracciandola . Come se soltanto ora , dopo aver visto il suo sorriso, avesse chiaramente compreso che cosa succedeva. – Questo no, non ci vuole ,- disse togliendole il cappello. E , come se l’ avesse vista un’altra volta che era senza cappello, si buttò di nuovo a baciarla. – Ma cosa pensavi di me? Non pensavi che fossi morta? – -non ci ho mai creduto- -Non ci credevi, piccolo mio?- -Lo sapevo, lo sapevo!- ripeteva lui la sua frase preferita e, afferatale la mano che gli carezzava i capelli, cominciò a premerla con il palmo alla propria bocca e a baciarla……….
……. Lei gli si avvicinò. – mio caro!- disse. Non poteva dire addio , ma l espressione del suo viso lo diceva e lui lo capì. – Caro, caro Kutik!- disse con il nome con cui lo chiamava da piccolo, – Non mi dimenticherai? Tu…- ma non poté dir altro. Quante parole penso’ poi che avrebbe potuto dirgli ! Ma adesso non sapeva e non poteva dirgli nulla . Lui capì che lei era infelice e lo amava . Capì anche che la njanja diceva in un bisbiglio . Aveva sentito le parole: -sempre dopo le otto- e aveva capito che questo era stato detto a proposito del padre e che il padre e la madre non dovevano incontrarsi . Questo lo capiva, ma una cosa non poteva capire: perché sulla sua faccia erano apparsi lo spavento e la vergogna? … lei non era colpevole , ma aveva paura di lui e si vergognava di qualcosa. Avrebbe voluto fare una domanda che gli avrebbe chiarito questo dubbio , ma non osava farla : vedeva che lei soffriva e ne aveva compassione. Si strinse a lei in silenzio e mormorò : -non andartene ancora. Non verrà presto.- La madre lo allontanò da sé per capire se lui pensava a quel che diceva e nell’espressione spaventata del suo viso lesse che lui non solo parlava del padre ma pareva domandare che cosa dovesse pensare del padre. – Sereza mio caro- disse- voglili bene , lui è migliore e più buono di me e di fronte a lui io sono colpevole . Quando sarai cresciuto, giudicherai- -Meglio di te non c’è nessuno!….- gridò Sereza con disperazione attraverso le lacrime e , afferratala per le spalle, cominciò con tutte le forze a stringerla a sé con le braccia tremanti per la tensione. -Anima mia , piccolo mio!- disse Anna e anche lei si mise a piangere debolmente , infantilmente, come piangeva lui. In quel momento si aprì la porta, ed entrò Vasjlij Lukic. All’altra porta si udirono dei passi e la njanja disse con un bisbiglio spaventato : – viene- e porse il cappello ad Anna . Sereza si lasciò cadere sul letto e scoppiò in singhiozzi , coprendosi la faccia con le mani. Anna staccò quelle mani , bacio’ ancora una volta il suo viso bagnato e andò a passi rapidi verso la porta. Aleksej Aleksandrovic (il marito) veniva nella sua direzione. Vistala si fermò e chino’ la testa . Benché essa avesse appena detto che egli era migliore e piu’ buono di lei, nel rapido sguardo che gli getto’ , abbracciando tutta la sua figura in ogni particolare, l’assali’ un senso di disgusto e di rancore verso di lui e d’invidia per il figlio. Con un gesto rapido abbasso’ il velo e, affrettato il passo, uscì di corsa dalla stanza . Non aveva fatto in tempo a tirar fuori i giocattoli e li riportò a casa così come erano, quei giocattoli che con tanto amore e tristezza il giorno prima aveva scelto nel negozio.
Magari…. copia incolla …. copiato a mano dal libro direttamente con lo smartphone… impresa … ma ne è valsa la pena!!!