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“La forza imprevedibile delle parole” di Clara Sanchez

Questa sotto è parte della nota finale dell’autrice al suo romanzo, un romanzo breve, coinvolgente che consiglio di leggere , fa riflettere su come le parole possano avere veramente una forza imprevedibile, una forza che ci può manipolare e plasmare fino a plagiarci, specie se , come nel caso della protagonista Natalia, si è in una condizione psicologica di debolezza che , nella vita, ahimè, può capitare … nn permettiamo di dirci e di raccontarci qualsiasi cosa, si trovi il coraggio di bloccare chiunque stia invadendo il nostro animo, dicendoci chi siamo, cosa desideriamo o cosa dovremmo fare.  Non si abbia vergogna di dire basta.  E valutiamo, cmq, prima, chi si ha davanti ….

 

“Prima di qualunque  altro suono, di milioni di suoni , e’ la voce a marchiarci davvero a fuoco. La voce è il filtro del nostro spirito , dell’ allegria o della tristezza . Non c’è niente di più profondo di una madre che ti parla . Non c’è niente di più desiderato che qualcuno ti dica “ti amo”.  Si dice che un’immagine vale di più di mille parole, ma non è vero.  Le parole sono come missili  che scoppiano nel cervello, le parole sono caricate dal diavolo. Una sola parola può ferirci e farci vacillare . L’insulto o la lusinga sono fatti di parole . L’amore è una parola come anche l’odio . La vista possiamo eluderla, possiamo chiudere gli occhi. A volte ai bambini li copriamo perché non vedano cose brutte , ma difficilmente possiamo tappare loro le orecchie.  I lamenti e le risate finiscono per infilarsi in qualche fessura.  La voce vibra, rimbomba e occupa tutto il pensiero.  Mi fa più paura il tuono rispetto al fulmine . Forse sono particolarmente sensibile alla voce umana.  …..   Non voglio sapere  ciò che si pensa di me.   …..   La memoria dei bambini è fatta di ciò che crediamo non sentano e del tono della voce dei loro cari, dei loro insegnanti, delle persone più vicine . Una voce triste crea un’impronta indelebile, così come una voce allegra. Quale delle  due è più importante ?  Dovremmo anche stare attenti a ciò che ci raccontano, a ciò che permettiamo ci venga detto, perché quello che entra non esce più. ‘

 

Che aggiungere ? É tutto già così detto bene e in modo chiaro che nn c’è proprio nulla da dire  … è proprio così.. una cosa detta non torna indietro … e anche se detta senza pensarla del tutto , una volta detta nn si può più rimangiare, può segnare per sempre il destinatario … in fondo una parte di verità anche se esasperata, anche se si e’ nei momenti di rabbia , esce … e dire che nn si pensava affatto diventa poco credibile.. o quantomeno in quel momento si pensava proprio così… io , poi, che sono abbastanza impulsiva, un sacco di volte mi sono poi pentita di aver dato fiato alla bocca, perdendo un’occasione per tacere… talvolta il silenzio è proprio d’oro …  e l ho capito a mie spese.. ma e’ difficile cambiare atteggiamento anche se ci si prova, e ci si prova ancora… ?

“E allora baciami” di Roberto Emanuelli

Ma certo che è così..  ovvio .. chi sparisce, riappare , segue solo delle sue esigenze , non sa quello che vuole , in realtà, forse,   non vuole niente  ..  questo vale per l”amore ,vale anche  per l’amicizia che io considero una sfaccettatura dell’amore, dove manca l’atto sessuale ma per certi versi, è un di cui dell’amore..

Se ha voglia di te, non se ne va, non sparisce. Non credere a chi ti dice il contrario, sono solo parole. Chi ti ama ti vuole vicino, ha bisogno di stringere la tua mano, anche restando semplicemente lì, in silenzio. Ha bisogno di contare i battiti e i sospiri, per essere certo che non ne manchi nemmeno uno. Ha bisogno di raccogliere le tue paure e farle un po’ sue. Per alleggerirti il peso, per vederti sorridere, per guardarti dormire serena, mentre ti accarezza. Chi ti ama sente la necessità di coccolare la tua fragilità fino a trasformarla in un punto di forza, perché è proprio lì che vede bellezza, nelle imperfezioni che ti rendono speciale. Nelle mancanze che ti rendono affamata d’amore. Se davvero ti vuole, non te lo fa capire col silenzio o con l’assenza. Non sparisce. Naa… non crederci! Se ti vuole, ti cerca, ti aspetta sotto casa, ti corteggia, ti sorride.
Si dichiara.
Ti bacia.
Ecco, se ti ama, se ha voglia di te, non se ne va…
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Tratto da “E allora baciami”

Letture estive

Stasera dopo cena a Celle , sono andata nella libreria della passeggiata e mi sono scelta i libri per l’estate .

il primo s’intitola “intelligenza emotiva” l’argomento mi interessa moltissimo e da tempo..

Il secondo è di Milan Kundera “La lentezza”

Il terzo è un romanzo : “Follia ”  ..

Vi farò sapere se le letture scelte  sono azzeccate , interessanti o meno…  è un periodo , tra l’altro, che nn riesco tanto a leggere.. . Saranno tre mesi che ho un libro fermo alla pagina 20 …  strano … boh.. ora vediamo se questi nuovi  libri compiranno il miracolo di farmi tornare la voglia … spero proprio di si…

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L’amore

 

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Questo passo del libro “Alice nel paese delle meraviglie ”  è di una bellezza e di una profondità incredibile..  mi sa che leggerò tutto il libro .. perché già solo questo lo rende assolutamente meritevole di lettura ..  è proprio il concetto che condivido e che cerco di fare mio , e di renderlo attuabile  nel mio vivere quotidiano.. ho già scritto circa le dipendenze emotive e che come ci tengano in ostaggio e come influiscano negativamente sulla nostra felicità, noi dipendiamo dal partner, dai genitori, dall’amica del cuore, dai figli.. da tutte queste persone dipende il nostro sentire e la nostra felicità..  se uno di loro ci dovesse tradire o trattare male ecco che la nostra giornata si fa storta e tristezza e delusione ci assalgono per buttarci in un avvilimento che ci modifica stati d’animo e, di conseguenza, il nostro agire …. ma non esiste proprio … noi dobbiamo creare uno scudo d’amore x noi stessi in modo che niente e nessuno ci possa disturbare .. nessun avvenimento deve influire sul nostro essere.. noi siamo noi, noi sappiamo di valere , noi sappiamo di meritare di essere amati e chi nn ci ama,  è soltanto un problema suo..  non nostro , dobbiamo rimanere esattamente come siamo.. Non spostati di un millimetro, il nostro umore deve rimanere immutato rispetto all’agire di chiunque.. fosse la persona più importante x noi .. Non ci devono scalfire . Non è facile ..  Non parliamo poi di chi ci è più lontano…. per carità.. Non esiste proprio ..  giorno x giorno si conquista questa situazione , è un lavoro lungo, ma  abbiamo l’età , la condizione, l’esperienza e il vissuto per riuscire a raggiungere la libertà.. libertà dai condizionamenti, dai giudizi, dai comportamenti altrui, dalle disattenzioni e dagli opportunismi che non devono più deluderci , ci devono lasciare esattamente come ci hanno trovato.. perché i comportamenti altrui raccontano di loro.. Non di come siamo noi che, invece, siamo e dobbiamo rimanere come ci piace essere… gioiosi , gentili, con il sorriso sulle labbra, disincantati ma speranzosi  di trovare qualcuno come noi .. nn ce ne vogliono 100 .. ne basta anche uno solo .. ma anche nessuno.. perché ci siamo noi… e noi non dobbiamo deludere mai noi stessi innanzitutto, permettendo ad altri di farci del male … ma amarci come nessuno potrà mai fare..

il Bianconiglio , per questo motivo , è un gran Signore..

Il senso della vita. ?❤?

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

Tant’ è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai,
tant’ era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.

Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta.

E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l’acqua perigliosa e guata,

così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.

Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso.

Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;

e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ‘mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.

Temp’ era dal principio del mattino,
e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino

mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle

l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.

Questi parea che contra me venisse
con la test’ alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.

Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.

E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ‘l tempo che perder lo face,
che ‘n tutti suoi pensier piange e s’attrista;

tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ‘ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ‘l sol tace.

Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco.

Quando vidi costui nel gran diserto,
«Miserere di me», gridai a lui,
«qual che tu sii, od ombra od omo certo!».

Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantoani per patrïa ambedui.

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
poi che ‘l superbo Ilïón fu combusto.

Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?».

«Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?»,
rispuos’ io lui con vergognosa fronte.

«O de li altri poeti onore e lume,
vagliami ‘l lungo studio e ‘l grande amore
che m’ha fatto cercar lo tuo volume.

Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ha fatto onore.

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».

«A te convien tenere altro vïaggio»,
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
«se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;

ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo ‘mpedisce che l’uccide;

e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo ‘l pasto ha più fame che pria.

Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e più saranno ancora, infin che ‘l veltro
verrà, che la farà morir con doglia.

Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l’avrà rimessa ne lo ‘nferno,
là onde ‘nvidia prima dipartilla.

Ond’ io per lo tuo me’ penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
e trarrotti di qui per loco etterno;

ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
ch’a la seconda morte ciascun grida;

e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
quando che sia a le beate genti.

A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
con lei ti lascerò nel mio partire;

ché quello imperador che là sù regna,
perch’ i’ fu’ ribellante a la sua legge,
non vuol che ‘n sua città per me si vegna.

In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l’alto seggio:
oh felice colui cu’ ivi elegge!».

E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
a ciò ch’io fugga questo male e peggio,

che tu mi meni là dov’ or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti».

Allor si mosse, e io li tenni dietro.

 

Da sempre,  per sempre l’uomo cerca un senso alla sua vita, chi cerca di salvarsi per la vita che verrà,  se ci sarà. .. e chi cerca di dare senso ad ogni singolo giorno, ad ogni singolo respiro,  qui su questa terra. .. Peccato non è solo fare … ma anche non fare. . Forse è il secondo è peccato maggiore.. perché non vivi.. no o?  Io inizio a pensarla un po’ cosi.. solo un po’ ..

 

Un senso        Vasco

La Sindrome di Anna Karenina

Qualche giorno fa ho scritto qui sul blog circa il romanzo di Anna Karenina , lettura irrinunciabile ..  oggi su FB ho trovato questo articolo di “la mente e’ meravigliosa”, se nn sbaglio, che mette in guardia dalla Sindrome di Anna Karenina e, a completamento,  ne riporto articolo molto interessante,  correttamente ha dato nome ad una sindrome che evidentemente è riscontrabile e assimilabile a quanto accaduto alla figura di rilievo del romanzo in questione. .. non si sono inventati nulla i romananzieri , scrittori in generale. hanno solo avuto la capacità di capire e descrivere l’animo umano.. le sue meraviglie e le sue devianze…

 

La Sindrome di Anna Karenina

incontro di Anna Karenina con il figlio Sereza.

  • Trovare il pezzo che sto x scrivervi non è stato facile, sapevo essere nel secondo tomo ma mi sembrava più avanti, verso la fine e invece no.

 

Anna si fermò,  aspettando. -S’è  appena ,svegliato –  disse il portinaio,  uscendo di nuovo dalla porta.  E, nel momento in cui il portiere disse questo, Anna senti’ il rumore di uno sbadiglio infantile . Dalla sola intonazione di questo sbadiglio riconobbe il figlio e lo vide come vivo davanti a se’ .  -Lasciami, lasciami , vai!- disse ed entrò nella porta alta. A destra della porta c’era un letto e sul letto stava seduto,  sollevandosi, un bambino con indosso la sola camicia sbottonata , e, con il corpicino piegato, stirandosi, finiva di sbadigliare . Nello stesso momento in cui le sue labbra si unirono,  esse si atteggiarono a un sorriso beatamente sonnolento e con questo sorriso egli ricadde di nuovo indietro lentamente e con dolcezza.
-Sereza!- mormoro’  lei, avvicinandosi a lui senza far rumore. Nel periodo del distacco da lui e in quell’afflusso d’amore che aveva provato in tutto quel tempo,  lei se lo immaginava come un bambino di quattro anni , come più di tutto l’aveva amato. Adesso non era più come lei lo aveva lasciato ; era ancora più lontano da quello che era stato a quattro anni , era cresciuto ancora e dimagrito. Ma cos’era questo?Com’era affinato il suo viso , corti i suoi capelli ! Che braccia lunghe! Com’era cambiato da quando l’aveva lasciato ! Eppure era lui , con la forma della sua testa , con le sue labbra, con il suo piccolo collo morbido e le spallucce larghe.  -Sereza!- Ripeté proprio sull’orecchio del bambino. Lui si sollevò di nuovo su un gomito,  girò la testa scapigliata da tutte e due le parti , come cercando qualcosa , e aprì  gli occhi. Per alcuni secondi guardò silenziosamente e interrogativamente la madre che stava sopra di lui, poi ad un tratto sorrise di beatitudine e , chiusi di nuovo  gli occhi che gli si appiccicavano , si lasciò cadere giù,  ma non riverso,  bensì verso di lei , verso le braccia di lei.   – Sereza! Mio bambino caro!- proferi’ Anna , sentendosi soffocare e cingendo con le braccia il suo corpo paffuto.  – Mamma!- disse lui, muovendosi sotto le sue mani per toccare quelle mani con le varie parti del corpo.  Sorridendo assonnato , sempre con gli occhi chiusi , attraverso la spalliera del letto si afferrò con le manine paffute alle spalle di lei, si lasciò andare addosso a lei, inondandola di quel caro odor di sonno e di tepore che hanno solamente i bambini e cominciò a fregarsi con il viso contro il suo collo e le sue spalle. – Lo sapevo! – disse,  aprendo gli occhi. – oggi è il mio compleanno . Lo sapevo che saresti venuta. Adesso mi alzo-  E , dicendo questo, si addormentava di nuovo. Anna lo scrutava avidamente ; vedeva com’era cresciuto e cambiato in sua assenza. Riconosceva e non riconosceva le sue gambe nude, adesso cosi lunghe, che si erano liberate della coperta; riconosceva quelle guance smagrite , quei riccioli corti, tagliati, sulla nuca, dove l aveva baciato così spesso. Tastava tutto questo e non poteva dir nulla ; le lacrime la soffocavano . – Perché piangi mamma?- disse lui svegliandosi del tutto -Mamma perché  piangi? – gridò con voce piagnucolosa.   – Io? No, non piangero’ più. ..piango dalla gioia . Era tanto tempo che non ti vedevo.  Non lo faro’ più,  non lo farò più – disse inghiottendo le lacrime e voltandosi dall’altra parte . – Be’ adesso tu devi vestirti , – aggiunse dopo essersi ripresa e aver taciuto un poco,  e, senza lasciar la sua mano , si sedette accanto al letto su una sedia dove erano preparati i vestiti.  – Come fai a vestirti senza di me ? Come. ..-  avrebbe voluto cominciare a parlare in modo semplice e allegro, ma non poté e si voltò  di nuovo dall’altra parte.   – Non mi lavo con l acqua fredda,  il papà non voleva . E Vasilij Lukic non l hai visto?  Verrà.  Ma tu ti sei seduta sul mio vestito! – e Sereza scoppiò a ridere. Lei lo guardò  e sorrise.  -Mamma,  mammina cara !-  gridò lui, gettandosi di nuovo verso di lei e abbracciandola . Come se soltanto ora , dopo aver visto il suo  sorriso, avesse chiaramente compreso che cosa succedeva.  – Questo no, non ci vuole ,- disse togliendole il cappello. E , come se l’ avesse vista un’altra volta che era senza cappello, si buttò  di nuovo a baciarla.  – Ma cosa pensavi di me?  Non pensavi che fossi morta? –   -non ci ho mai creduto-  -Non ci credevi, piccolo mio?-  -Lo sapevo, lo sapevo!- ripeteva lui la sua frase preferita e, afferatale la mano che gli  carezzava i capelli,  cominciò a premerla con il palmo alla propria bocca e a baciarla……….
……. Lei gli si avvicinò.  – mio caro!- disse.  Non poteva dire addio , ma l espressione del suo viso lo diceva e lui lo capì.   – Caro, caro Kutik!- disse con il nome con cui lo chiamava da piccolo, – Non mi dimenticherai?  Tu…-  ma non poté dir altro. Quante parole penso’ poi che avrebbe potuto dirgli ! Ma adesso non sapeva e non poteva dirgli nulla . Lui capì che lei era infelice  e lo amava . Capì anche che la njanja diceva in un bisbiglio . Aveva sentito le parole: -sempre dopo le otto- e aveva capito che questo era stato detto a proposito del padre e che il padre e la madre non dovevano incontrarsi . Questo lo capiva,  ma una cosa non poteva capire: perché sulla sua faccia erano apparsi lo spavento e la vergogna? … lei non era colpevole , ma aveva paura di lui e si vergognava di qualcosa. Avrebbe voluto fare  una domanda che gli avrebbe chiarito questo dubbio , ma non osava farla : vedeva che lei soffriva e ne aveva compassione. Si strinse a lei in silenzio e mormorò : -non andartene ancora.  Non verrà presto.-  La madre lo allontanò da sé per capire se lui pensava a quel che diceva e nell’espressione spaventata del suo viso lesse che lui non solo parlava del padre ma pareva domandare che cosa dovesse pensare del padre.  – Sereza mio caro- disse- voglili bene , lui è migliore e più  buono di me e di fronte a lui io sono colpevole . Quando sarai cresciuto, giudicherai-   -Meglio di te non c’è nessuno!….- gridò Sereza con disperazione attraverso le lacrime e , afferratala per le spalle, cominciò con tutte le forze a stringerla a sé  con le braccia tremanti per la tensione.  -Anima mia , piccolo mio!-  disse Anna e anche lei si mise a piangere debolmente , infantilmente, come piangeva lui. In quel momento si aprì  la porta,  ed entrò Vasjlij Lukic. All’altra porta si udirono dei passi  e la njanja disse con un bisbiglio spaventato : – viene- e porse il cappello ad Anna .  Sereza si lasciò cadere sul letto e scoppiò in singhiozzi , coprendosi la faccia con le mani. Anna staccò quelle mani , bacio’ ancora una volta il suo viso bagnato e andò a passi rapidi verso la porta.  Aleksej Aleksandrovic  (il marito) veniva nella sua direzione. Vistala si fermò  e chino’ la testa . Benché essa avesse appena detto che egli era migliore e piu’ buono di lei,  nel rapido sguardo che gli getto’ , abbracciando tutta la sua figura in ogni particolare,  l’assali’ un senso di disgusto e di rancore verso di lui e d’invidia per il figlio.  Con un gesto rapido abbasso’ il velo e, affrettato il passo, uscì di corsa dalla stanza . Non aveva fatto in tempo a tirar fuori i giocattoli e li riportò  a casa  così come erano,  quei giocattoli che con tanto amore e tristezza il giorno prima aveva scelto nel negozio.

 

Magari…. copia incolla  …. copiato a mano dal libro direttamente con lo smartphone… impresa …  ma ne è  valsa la pena!!!

Cinque memorabili frasi di Anna Karenina di Lev Tolstoj –

https://www.cinquecosebelle.it/cinque-memorabili-frasi-di-anna-karenina-di-lev-tolstoj/

Ho letto Anna Karenina ben due volte, dico ben due volte perché è un libro abbastanza “spesso ” sia fisicamente (sono due tomi) sia denso di vari concetti . Ho trovato sul web questo articolo che riassume abbastanza bene i fatti salienti del romanzo anche se, in realtà , c’è molto di più nella trama. È la storia di Anna Karenina ma soprattutto di Levin , l’io narrante , alter ego di Tolstoj , che esprime , oltre al suo parere sulla vita , l ‘amore , la morte,  anche il suo concetto di vero lavoratore visto  come colui che con le mani lavora la terra , ad esempio, in contrasto e disprezzando, ad esempio chi si occupa di finanza che non considera affatto degno di essere  chiamato lavoro ma modo bieco per arricchirsi. Nell’ articolo sono riportate 5 frasi “famose” del libro tra cui l’incipit che è veramente toccante e , se vogliamo ,  fotografa molto bene il fatto che quando in una famiglia tutto va bene ed e’felice..è felice come tutte le altre , svilendo un po’, x così dire, e banalizzando una situazione di x se’ che , invece, dovrebbe essere apprezzata e tenuta in considerazione.  Una grave mancanza nell’articolo e’ la mancata  menzione di quando Anna, ormai già da un anno fuori casa ,  e da tutto questo tempo lontana dal figlio ,  grazie all’aiuto di una fedele serva , va a visitare nottetempo il figlio che, nella sua cameretta,  sta dormendo ,  approfittando dell’assenza del marito recatosi al circolo. Che la  scena sia  di una intensità straziante è  dire poco ,  non ricordo con precisione i dettagli,  ma ricordo perfettamente il mio viso solcato da lacrime irrefrenabili, e non ero neanche depressa in quel periodo. Piangere per un passo di un libro non mi era mai successo e , in questo modo ,  neanche dopo mi è più capitato . … La domanda che scaturisce da questo romanzo e’:  “è  possibile raggiungere la propria felicità  inseguendo magari un nuovo amore , una passione travolgente a scapito della felicità  di chi ami ? come un figlio innocente?  che nn ne può  niente dei dissapori e incomprensioni coniugali., ma che avrebbe cmq diritto ad almeno una parvenza di serenità anche se non reale ma solo surrogata?

Allora con un pensiero forse banale e spiccio dico : “meglio un tradimento e un amore clandestino che salvi la serenità di chi ami anziché la schiettezza e la sincerità  di staccarsi x riappropriarsi di una vita che diventata ,forse , come non ti aspettavi ma che,  allo stesso tempo, non ti appartiene più del tutto, perché  non sei solo persona a se’stante ma anche madre e moglie e questo,  in effetti, non si deve e non si può  prescindere oppure rinunciare , pensando che la propria vita,  in fondo,  la si è già vissuta.

La felicità a scapito di chi ami non può essere vera felicità .

Cercherò nel libro il passo testé  indicato e se lo troverò ,  in seconda battuta , farò un bel  copia incolla. Quel passaggio merita l’aver  letto tutto il libro ! .

Leggete l’articolo vi verrà voglia di leggere il romanzo se nn lo avete ancora fatto, classico che non può e non deve mancare nel proprio CV di acculturato. ?

Naso Lungo o Gambe Corte

Da “Le Avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi.

” E ora le quattro monete dove le hai messe?” gli domandò la Fata.

“Le ho perdute !” Rispose Pinocchio ; ma disse una bugia , perché invece le aveva in tasca . Appena detta la bugia , il suo naso , che era già lungo, gli crebbe subito due dita di più. “E dove le hai perdute ?”  “Nel bosco qui vicino”  A questa seconda bugia il naso seguito’ a crescere . “Se le hai perdute nel bosco vicino – disse la Fata , le  cercheremo e le ritroveremo : perché tutto quello che si perde nel vicino bosco , si ritrova sempre . ” Ah ora che mi rammento bene- replicò il burattino , imbrogliandosi – Le quattro monete non le ho perdute , ma senza avvedermene le ho inghiottite mentre bevevo la vostra medicina” .  A questa terza bugia , il naso gli si allungo’ in un modo così straordinario , che il povero Pinocchio  non poteva più girarsi da nessuna parte.  Se si voltava di qui  batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra , se si voltava di là , lo batteva nelle pareti o nella porta di camera,  se alzava in po’ di più il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio alla Fata.

E la Fata lo guardava e rideva . “Perché ridete? – gli domandò il burattino tutto confuso e impensierito di quel naso che cresceva a occhiate .  “Rido della bugia che hai detto.”     ” Come mai sapete che ho detto una bugia ?”     ” Le bugie , ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ce ne sono di due specie : vi sono le bugie che hanno le gambe corte,  e le bugie che hanno il naso lungo : la tua per l ‘appunto è di quelle che hanno il naso lungo.  Pinocchio, non sapendo più dove nascondersi per la vergogna ,si provò a fuggire di camera;  ma non gli riuscì.  Il suo naso era cresciuto tanto, che non passava più dalla porta .”

Questo libro dovrebbe essere nei programmi ministeriali della scuola primaria , in tempo di guerra era il libro di lettura per i bambini delle prime classi perché ,non c’erano tanti soldi, ma Pinocchio era presente in quasi tutte le case e veniva adottato come libro scolastico … Da’ un sacco di insegnamenti, è pieno di sentimento e fa capire tante cose della vita .. sembra banale ma non lo è per niente, si possono interpretare e dedurre un sacco di verità  su cui far ragionare i bambini ..ma va anche bene per i grandi.  Mio padre mi ha sempre invitata a leggerlo,  mi diceva che non sarei stata una persona completa se non lo avessi letto  .. io non ne avevo voglia, mi sembrava da bambini piccoli, e avevo un’età tale che non mi attirava affatto  … quando poi ho avuto mio figlio, mi è sembrata un’ottima occasione per leggerglielo e leggerlo per me …   ogni sera ,  a voce alta , un capitolo o anche due .. e l’abbiamo letto ben due volte, da quanto ci è  piaciuto..  Devo dire che mio papà aveva ragione..  è indispensabile leggere Pinocchio almeno una volta nella vita .  

#ipapa’hannosempreragione

#ifiglifannolecosequandoeilmomentogiusto

Questo famoso passaggio in cui è  descritto  il caratteristico  naso che cresce per le bugie , mette in evidenza come mentire non sia cosa facile da fare perché chi ci ascolta può capire la nostra cattiva fede e la conseguenza e’ che poi si proverà vergogna nel caso si dovesse essere scoperti;

quando le bugie sono grosse sono appunto di quelle con il naso lungo , ovvero , evidenti .. le bugie che, invece,   vanno poco lontano,  perché ci si ingarbuglia e fanno , appunto, poca strada sono della categoria con le gambe corte. ..  Mentire è una pessima abitudine , ci fa perdere credito nei confronti di coloro con cui ci stiamo relazionando  .. più le bugie sono dette per cose piccole e insignificanti e più , a mio avviso,  sono gravi .. le bugie senza “movente” fan capire che la persona con cui abbiamo a che fare non vale nulla e che non  vale la pena relazionarcisi..  comunico e ho una relazione con qualcuno,  se devo scambiare delle verità , e posso arricchire o essere arricchita , se si tratta di una messa in scena ritengo si possa anche risparmiare il fiato..   Non trovate????

Post Scriptum:  talvolta anche le bugie evidenti si fa finta di non notarle,  x dare un chance ..  sbugiardare vuol dire porre fine ai giochi, porre in  Game Over!.. ?

Il Cacciatore di Aquiloni di Khaled Hosseini

  • C’è un solo peccato. Uno solo. Il furto. Ogni altro peccato può essere ricondotto al furto. […]Se uccidi un uomo gli rubi la vita. Rubi il diritto di sua moglie ad avere un marito, derubi i suoi figli del padre. Se dici una bugia a qualcuno, gli rubi il diritto alla verità. Se imbrogli quello alla lealtà. [Baba]

Tratto da “Il Cacciatore di Aquiloni” di Khaled Hosseini

Quest’estate ho letto “il cacciatore di Aquiloni” fuori tempo massimo .. sapevo che aveva avuto un grande successo , che a detta di tutti era molto bello.. ma non mi attirava .. quest’anno per il mio compleanno me lo sono regalato.. era giunto il momento che lo leggessi….  la prima parte del libro racconta gli anni dell’infanzia  vissuta dal protagonista  Amir, che è  l’io narrante , a Kabul assieme ad un altro bambino suo coetaneo Hassan, figlio del servitore di casa e domestico pure lui ; ci sono descrizioni molto dettagliate dei sentimenti umani , ma precisi che riesci a capire a fondo;  e’ come un quadro che guardi,  senza fatica.  È evidenziato il contrasto caratteriale e di indole dei due bambini ; nel protagonista e’ evidenziata l’invidia, la vigliaccheria , la capacità di raggirare e anche una sorta di indifferenza.. Non risulta x niente simpatico..  il secondo bambino il domestico e, allo stesso tempo  compagno di giochi , Hassan, al contrario , e’ buono e “fedele” al suo amico fino a grandissimi sacrifici. ..  Non voglio certamente raccontare la trama che, nel dettaglio,  neanche ricordo .. volevo invece ricordare qui due passaggi che mi hanno molto colpita .. uno riguarda il concetto  di peccato insegnato al protagonista dal padre Baba, che, per niente islamista in senso stretto , aveva maturato una sua religiosità e un suo modo di vedere le cose che spiega al figlio con le parole sopra riportate . Riflettendoci e, semplificando , e’ una verita’ , se ci si pensa .. il peccato , al quale tutti gli altri sono riconducibili , è  proprio il furto..  si può  rubare un oggetto ma anche  la serenità , la felicità ; appropriarsi di ciò che non ti appartiene è molto  grave , cosa che sicuramente si dovrà pagare ..e non credo con una semplice confessione e due Ave Maria .. Non appoggiamoci e non confidiamo troppo nella Misericordia che ora è sempre tanto tirata in ballo… che ne sappiamo ?, che ne sanno anche i preti? … un po’ di sano timore di Dio , penso,  non guasterebbe e farebbe essere tutti migliori..  

l’altra cosa che mi ha particolarmente colpita è il momento in cui  ,durante il ritorno di Amir a Kabul , una volta divenuto uomo , desideroso di conoscere qualche dettaglio  della madre , morta di parto , incontra un mendicante , al tempo dei fatti dottore  che aveva conosciuto la madre durante la gravidanza   e racconta  ad Amir che gli aveva detto che si sentiva in un momento di cosi grande e particolare felicità e consapevolezza di felicità,  che le faceva presagire che sarebbe successo qualcosa…  in effetti quando si tocca il cielo con un dito si ha quasi paura di dover morire …..    

Disse : ” Ho molta paura ” racconto’ il mendicante, “perché? ” le chiesi, e lei mi rispose: ” Perché sono profondamente felice , dottor Rasul. Una felicita’ come la mia spaventa”. Gliene chiesi la ragione .”Si prova una felicità così grande solo quando la si sta per perdere ” E io le dissi: “Zitta . Basta con queste sciocchezze”.

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